Credo sia un compito difficile riportare alla luce e tenere vivo un movimento musicale come quello del grunge. Sebbene i nomi degli esponenti maggiori siano famosi alle orecchie di molti, purtroppo anche per cause poco piacevoli, a mio parere solo una minoranza si è avvicinata con un approccio diverso. Il contorno, il sentire, le origini, le tematiche che caratterizzano e fanno parte stessa del grunge non sono così ovvie a tutti.
Ancora una volta i Grungeart cercano di renderlo fruibile attualizzando temi cari a quei lontani anni ’90, dove si urlava il bisogno del cambiamento, si urlavano il disagio e le contraddizioni della società, dove si urlava il bisogno di essere ascoltati e considerati al pari degli altri.
E’ quanto è accaduto sabato sera al Red Mosquito di Scandiano, dove abbiamo risentito ancora questo grido. Lo abbiamo sentito sia nelle canzoni di questi grandi artisti, scelte e riproposte dagli stessi Grungeart, ma anche nelle parole di colui che è la voce narrante del gruppo, Luca Ispani, che ha condiviso con il pubblico quell’urlo che troviamo nelle sue poesie.
Un urlo cantato, scritto e recitato quello che presentano i Grungeart nel loro spettacolo “Hanno ucciso le città”.
Grazie a Simone Ispani (voce e armonica a bocca), Alberto Sechi (chitarra), Gabriele Grazia (basso), Stefano Pizzirani (chitarra e ukulele), Brian Chiossi (batteria e percussioni), Luca Ispani (narrazione e monologhi).
Elisa
Rispondi